Presente anche la dottoressa Barbarah Guglielmana, che, così racconta l’esperienza: «Così rapiti da note struggenti, come quelle che aprono l’animo inaspettatamente trovandoti sprovvisto di riparo e per questo più travolgenti, con il violino e la sua mestizia, con la fisarmonica e la sua baldanza, hanno liberato dall’ingranaggio terreno l’essere umano. E quell’essere che ha saputo fermarsi alla ricerca della propria personale nota, in un angolo bohemien come le tre donne hanno saputo creare e donare, ha potuto scavare dentro la propria materia, che troppo spesso si rimanda di esplorare e di ricomporre».
Leggi l’intervento di Barbarah Guglielmana su primalavaltellina.it